Nuova modifica del Disciplinare del Capo della Polizia

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Si osserva come nel giro di due anni il Disciplinare del Capo della Polizia, ovvero il documento che regolamenta gli schemi “Security” di certificazione, sia stato modificato due volte, a testimonianza dell’attenzione che il Ministero dell’Interno sembra avere ancora verso il settore della Vigilanza Privata. La frequenza è rilevante, anche alla luce dei cinque anni in cui nulla era mai stato toccato (la prima adozione del Disciplinare risale al 24.02.2015). Da qui all’ultima modifica del 12.10.2022 il contesto riguarda nuovamente le Tab. 1 bis e Tab. 2 bis (https://www.poliziadistato.it/articolo/37860), cioè le rispettive e revisionate check list per la verifica dei servizi e delle centrali operative. Tali revisioni, motivate dalla nuova UNI 10891:2022 e dall’edizione italiana della UNI CEI EN 50518:2020, sono però oggettivamente trascurabili nella sostanza: riguardo alla 50518, trattandosi della traduzione in italiano della medesima norma che era già stata recepita in inglese da UNI, la relativa check list (Tab. 2bis) cambia giocoforza per pura formalità; e relativamente alla 10891, benché siano passati ventidue anni dalla precedente edizione e le aspettative fossero per questo più alte, i cambiamenti della pertinente Tab. 1 bis sono minimi, ovvero meramente proporzionali a quelli della nuova UNI 10891:2022. La ragione risiede proprio nell’aggiornamento stesso di questa UNI, un aggiornamento che si può definire “fuori tempo massimo”, cioè unicamente fatto per colmare i vuoti dell’edizione 2000 che erano emersi con l’applicazione della legislazione obbligatoria (DM 269/2010 s.m.i.) ma che paradossalmente la Tab. 1 bis originale contemplava già per le verifiche “Security” da almeno due anni.
Per concludere, si riconosce certamente al Ministero dell’Interno quella continua attenzione menzionata in premessa, ma allo stesso modo se ne augura altrettanta per la conduzione operativa delle verifiche di certificazione; che ci sia cioè una nuova o diversa indicazione di approccio pratico per il quale gli Organismi di Certificazione Indipendente come ICMQ possano avere l’opportunità di prediligere la sostanza alla forma del requisito e far fronte così all’attuale “sentiment” del mercato che chiede da tempo verifiche più improntate al proprio miglioramento anziché inquisitorie fastidiose e pertanto poco efficaci.

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